“ LA BOTTA GROSSA” di Sandro Baldoni
PREMIO NASTRO D’ARGENTO: Miglior documentario italiano.
Sezione Cinema del reale

"Questo è quello che resta della mia casa". Il documentario La botta grossa inizia così: con il regista Sandro Baldoni traumatizzato davanti alle macerie della sua abitazione di Campi, frazione di Norcia colpita dal sisma del 30 ottobre 2016. Un terremoto che non ha lasciato morti ma che ha trasformato gli abitanti di molti piccoli centri umbri e marchigiani in senzatetto, spesso costretti ad una "transumanza obbligata". La botta grossa procede con la recitazione, nella voce del poeta stesso, di San Martino del Carso di Giuseppe Ungaretti: "Di queste case non è rimasto che qualche brandello di muro", inizia la poesia, e sono proprio brandelli di case quelli che vediamo tutto intorno al regista.

Dei 40mila sfollati vittime di quel terremoto, Baldoni ce ne presenta una manciata: bambini, anziani, giovani, uomini e donne che cercano di sopravvivere giorno dopo giorno.

Loro che restano gente di montagna proteggono la propria dignità, anche se costretti a dormire insieme per mesi nel capannone della Pro Loco, anche se deportati al mare.
La paura (che, come spiega una delle sfollate, "è un sentimento"), la rabbia, la perdita di identità: una dopo l'altra emergono attraverso le parole delle persone colpite dal sisma. Ma emergono anche uno slancio di solidarietà e un recupero del senso di comunità che sono fra i pochi effetti positivi di una scossa tellurica che ha generato panico allo stato puro: quella "botta grossa" cui fa riferimento il titolo del documentario e che resta una ferita aperta per tutti gli abitanti di Campi, come per quelli di Ussita e di tanti altri centri colpiti. "Almeno le case si possono ricostruire", nota una piccola imprenditrice agricola, alludendo ai paesi in cui invece le vittime hanno perso la vita.
Allo spirito comunitario della gente, alle tante donazioni arrivate da privati di tutto il mondo ("persino dal Giappone!"), corrispondono, speculari e contrarie, la latitanza delle istituzioni e le strade sbarrate dai militari che permettono a loro discrezione ai contadini di tornare sulle loro terre a custodire i terreni coltivati e gli animali.

Fonte: MyMovies